Quadri figurativi contemporanei
Un viaggio nella personale CHICCHIRIA Poultry attraverso gli occhi di Antonio Crocetta, attore teatrale
Il concetto che attraversa tutte le opere del progetto CHICCHIRIA Poultry – non solo pitture, ma anche sculture e installazioni d’arte figurativa contemporanea – è legato al tema del cibo animale.

Quadri figurativi contemporanei: un viaggio nella personale CHICCHIRIA Poultry attraverso gli occhi di Antonio Crocetta, attore teatrale
Sul cavalletto una tela coperta da un lenzuolo bianco sporco. Sporco di colore. Calata giù come un sipario.
“Ora ti faccio vedere” – mi dice.
Guardo Ester che se ne sta accanto al cavalletto e mi viene in mente Picasso fotografato nel suo studio davanti alle sue tele.
Penso al tizio che quella fotografia l’ha scattata, a che faccia ha, magari mi somiglia. Non ci pensa mai nessuno al fotografo. Oggi un selfie risolverebbe il mistero ed ecco che di lui non ne resterebbe neanche il pensiero. Per questo evito di scattare.
Intanto si alza il lenzuolo come un sipario in un teatro. Un sipario all’italiana, dal basso verso l’alto.
In basso una gallina. Eh si è proprio una gallina. Bianca. Nella mia testa vedo una campagna. Una di quelle irlandesi viste in Barry Lyndon e ovviamente penso a Kubrick. E poi alla fattoria degli animali di Orwell e a un mondo che non esiste più. A quel muro che ho visto cadermi addosso come addosso m’è caduto il tempo passato; ma soprattutto vedo le immagini di un film animato, di cui non mi viene il titolo.
Poi una voce mi risveglia dal mio torpore – mi dice:
“Sto lavorando al progetto CHICCHIRIA Poultry per una personale a cui tengo particolarmente. Io credo che ci sia una concatenazione tra noi umani e gli animali del genere pollame”.
“Galline in fuga” ecco il titolo del film! Ma a lei non glielo dico. E anche voi che forse leggerete vi prego non diteglielo.




Trasmutazione
Ora il sipario è tolto. Vedo una figura umana stilizzata piegata sulle gambe, quasi accovacciata con la testa che… Sì, anche questa volta mi viene in mente un film, anzi no un documentario.

Immagini di repertorio credo, una grande nave colma di gente che ha appena attraversato l’Atlantico. Dall’Europa dritta in America. È la grande Statua della Libertà. È la prima cosa che quelle persone vedono entrando nel porto di New York e che rimane impressa nella testa.
Ecco, io in quella testa dipinta, posizionata davanti a me, con le sue corna rosse, per la posizione in cui sta, non chiedetemi perché, vedo la Statua della Libertà. Probabilmente è l’elemento a lato della figura…
“Quello è un faro in lontananza?” – mi dico.
“No è una mangiatoia per galline” risponde lei, ma io penso continuamente a un faro.
Sì un faro. Penso al mare, a una costa, ad un porto. Poi scopro che nella mia mente quella mangiatoia diventa la fiaccola capovolta della Statua della Libertà.
Insomma io guardo un dipinto e giro il mondo, navigo oceani, immagino un tempo mai vissuto, luoghi e persone che non ho mai visto e che mai vedrò. Penso a Rousseau, detto il doganiere, che ha immaginato e dipinto mondi mai veduti.
Io guardo una gallina e penso alle tigri di Ligabue. Guardo una mangiatoia per galline e vedo un faro, un porto, una nave, la fiaccola della Statua della Libertà; e intanto sono qui immerso nella campagna abruzzese, dentro una stanza, davanti all’opera Trasmutazione.
Una fessura spazio temporale dove ognuno può tuffarsi nel suo universo nero evocato dallo sfondo dell’opera e comodamente viaggiare da seduti.
Buon viaggio!
Antonio Crocetta
attore teatrale